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La Teoria di Dow è la base dell’analisi tecnica: ecco i 6 principi studiati da Dow sui trend del mercato per poter anticipare i movimenti futuri e intercettare i cambi di tendenza.

Qualsiasi tentativo di scoprire le origini dell’analisi tecnica porta inevitabilmente alla Teoria di Dow, strutturata in 6 principi sui trend e le caratteristiche del mercato. Nonostante abbia più di 100 anni, la Teoria di Dow rimane il fondamento di gran parte di ciò che conosciamo oggi sull’analisi tecnica.

La Teoria di Dow è stata formulata su una serie di contributi al Wall Street Journal scritti da Charles H. Dow dal 1900 fino all’anno della sua morte nel 1902. 
Questi editoriali riflettono le convinzioni di Dow su come il mercato azionario si è comportato in passato e come il mercato può essere utilizzato per misurare lo stato di salute del contesto in cui operano le imprese.

L’utilità della Teoria di Dow
Dow ritiene che il mercato azionario nel suo complesso sia una misura affidabile delle condizioni economiche a livello mondiale e che, analizzando il mercato globale, si possa valutare con precisione tali condizioni e identificare la direzione di importanti trend di mercato e la direzione probabile dei singoli titoli azionari.

Su questa teoria, Dow ha creato l’indice Down Jones Industrial e il Dow Jones Index Rail Index (ora Transportation Index), originariamente sviluppati da Dow per il Wall Street Journal. Dow ha creato questi indici perché convinto che fornissero un riflesso accurata delle condizioni delle imprese all’interno dell’economia con copertura di due grandi settori economici: quello industriale e quello ferroviario (dei trasporti). 
Nonostante questi siano cambiati nel corso degli ultimi 100 anni, la Teoria di Dow si applica ancora oggi agli indici di mercato.

Molto di ciò che conosciamo oggi come analisi tecnica ha le sue radici nella Teoria di Dow. Per questo motivo, tutti gli operatori che usano l’analisi tecnica dovrebbero conoscere i sei principi di base della Teoria di Dow.

TEORIA DI DOW: I 6 PRINCIPI BASE

La Teoria di Dow è suddivisa in 6 principi, tutti approfonditi nell’analisi e nello sviluppo della teoria che vedremo più avanti.

I 6 principi base della Teoria di Dow sono:

  • Nel mercato sono presenti tre tipi di trend (primario, secondario, minore);
  • I trend si dividono in tre fasi (accumulazione, speculazione, distribuzione);
  • Il mercato sconta tutte le notizie;
  • Gli indici sul mercato azionario devono confermarsi a vicenda;
  • I volumi devono confermare il trend;
  • Il trend rimane confermato fino ad una chiara inversione.

Vediamo nel dettaglio tutti e 6 i principi della Teoria di Dow.

TEORIA DI DOW, PRINCIPIO 1: I TRE TREND DEL MERCATO

Una parte importante della Teoria di Dow sta nella distinzione delle varie direzioni del mercato. Per farlo, la Teoria di Dow utilizza l’analisi dei trend.

La Teoria di Dow identifica tre trend nel mercato: trend primario, trend secondario e trend minore. Il trend primario è una tendenza più grande che dura più di un anno, mentre il trend secondario è una tendenza intermedia che dura da tre settimane a tre mesi ed è spesso associata ad un movimento contrario al trend primario. Infine, il trend minore spesso dura meno di tre settimane ed è associato ai movimenti del trend intermedio.

IL TREND PRIMARIO

Nella Teoria di Dow, il trend primario è la tendenza principale del mercato, il che lo rende il più importante da determinare. Questo perché la tendenza prevalente è quella che colpisce i movimenti dei prezzi delle azioni. Il trend primario ha anche un impatto sui trend secondari e minori all’interno del mercato.

Dow ha stabilito che un trend primario in genere ha una durata da uno e tre anni, ma in alcuni casi questa indicazione può variare.

Indipendentemente dalla durata di tendenza, il trend primario rimane attivo finché non ci sarà una inversione confermata.

Ad esempio, se in un trend rialzista il prezzo chiude al sotto di un minimo raggiunto precedentemente, potrebbe essere un segnale che il mercato si stia dirigendo al ribasso, e non al rialzo.

Nell’analisi dei trend, una delle cose più difficili da determinare è per quanto tempo il movimento dei prezzi resterà all’interno di un trend primario prima che inverta la direzione. L’aspetto più importante è identificare la direzione di questa tendenza e posizionarsi su di essa, e non contro, finché dei segnali non suggeriscano che il trend primario ha subito un’inversione.

IL TREND SECONDARIO (O INTERMEDIO)

Ad esempio, un trend primario al rialzo sarà composto da diversi trend secondari ribassisti, tradotto nei movimenti in un cui il massimo di un movimento rialzista è più basso del massimo del movimento precedente.Nella Teoria di Dow, un trend primario è la direzione principale sulla quale il mercato si sta muovendo. Viceversa, un trend secondario si muove nella direzione opposta al trend primario, o come una correzione al trend primario.

In un trend primario al ribasso il trend secondario sarà invece al rialzo, ovvero un movimento in cui il minimo è più alto del minimo del movimento precedente.

Di seguito è riportato un esempio di un trend secondario all’interno di un trend primario rialzista.

Notate come i massimi a breve termine (indicati dalle linee orizzontali) non riescono a creare massimi più alti, suggerendo la presenza di un trend al ribasso a breve termine. Dato che il ritracciamento non scende al di sotto del minimo di ottobre, i trader useranno questo segnale per confermare la validità della correzione all’interno di un trend rialzista primario.

In generale, un trend secondario (o intermedio) dura tipicamente dalle tre settimane ai tre mesi, mentre il ritracciamento del trend secondario è generalmente compreso tra un terzo e i due terzi del movimento del trend primario. Ad esempio, se il trend primario rialzista sposta il Dow Jones da 10.000 a 12.500 (+2.500 punti), ci si aspetterebbe che il trend secondario sposti l’indice in ribasso di circa 833 (⅓ di 2.500).

Un’altra importante caratteristica del trend secondario è che i suoi movimenti sono spesso più volatili di quelli del movimento primario.

IL TREND MINORE

L’ultimo dei tre tipi di trend della Teoria di Dow è il trend minore, definito come un movimento del mercato della durata inferiore alle tre settimane. Il trend minore comprende generalmente i movimenti correttivi all’interno del trend secondario, o quei movimenti che vanno contro la direzione del trend secondario.

A causa della sua natura a breve termine e il focus principale sul lungo termine presente nella Teoria di Dow, il trend minore non ha un ruolo fondamentale secondo i seguaci della Teoria. Ma questo non significa che sia del tutto irrilevante; il trend minore è da guardare avendo in mente il quadro generale, dato che questi movimenti di prezzo a breve termine sono una parte sia del trend primario che di quello secondario.

La maggior parte dei sostenitori della Teoria di Dow concentra l’attenzione sui trend primari e secondari, dato che seguire i trend minori comporta rischi notevoli.
Se si pone troppa attenzione ai trend minori, si potrebbe cadere in un trading irrazionale, in quanto gli investitori potrebbero essere distratti dalla volatilità a breve termine e perdere così di vista il quadro generale.

In poche parole, maggiore è il periodo di tempo compreso nella tendenza, più è importante il trend.

TEORIA DI DOW, PRINCIPIO 2: I TREND HANNO 3 FASI

Il secondo principio della Teoria di Dow spiega che i trend del mercato hanno e seguono 3 fasi differenti.
Le 3 tipologie di fasi dei trend sono chiamatie accumulazionespeculazione distribuzione. L’ultima fase, la distribuzione, è chiamata fase di accesso in un mercato rialzista (bull market) e fase di panico in un mercato ribassista (bear market).

FASE DI ACCUMULAZIONE

  • In mercato rialzista

La fase di accumulazione in un mercato rialzista è dove ha inizio il trend al rialzo, che di solito coincide con il minimo di un trend ribassista (ma non sempre). Questo è il punto in cui i ben informati e i trader professionisti entrano nel mercato ottenendo i prezzi migliori, dato che il mercato in questa prima fase è sottovalutato.
Questa è la fase di un trend rialzista più difficile da individuare, dato che può essere confusa con una semplice oscillazione del trend all’interno di un range. L’analisi tecnica può indicare un’entrata nella fase di accumulo, dato che questa fase è spesso preceduta da una fase di consolidamento del precedente trend ribassista.

  • In mercato ribassista

All’interno di un mercato ribassista, la fase di partecipazione avviene quando gli operatori esperti vendono o tagliano le posizioni pensando che il mercato sia in ipercomprato. Ancora una volta, questa fase è difficile da individuare. L’analisi tecnica può essere utile per identificarla, dato che arriva generalmente dopo un trend rialzista e un periodo di consolidamento.

FASE DI PARTECIPAZIONE

  • Mercato rialzista

La fase la partecipazione al trend rialzista arriva quando la buona notizia inizia ad essere recepita dal grande pubblico. La massa inizia ad acquistare, spingendo i prezzi sempre più in alto. Questa fase non è necessariamente più ripida della fase di accumulazione, ma generalmente dura più a lungo e i prezzi si muovono maggiormente.

  • Mercato ribassista

Data la partecipazione degli investitori in massa in un mercato ribassista, la fase di partecipazione solitamente è la parte più lunga del trend e con con il più grande movimento di prezzo. Chi segue il trend si solito esce dal mercato in questo momento, o entrano in posizione short (una posizione short è quando un investitore prende in prestito delle azioni da un broker e le vende sul mercato. L’investitore deve restituire i titoli presi in prestito riacquistandoli di nuovo dal mercato, sperando che il prezzo scenderà).

FASE DI DISTRIBUZIONE

  • Eccesso in mercato rialzista

La fase di eccesso comincia quando gli investitori esperti iniziano a ridurre l’esposizione e a prendere parte dei profitti. È la fase del trend dove gli operatori dovrebbero iniziare a cercare segnali di debolezza nel momentum rialzista. La fase di eccesso è un evento tipico durante lo scoppio di una bolla speculativa.

  • Panico in mercato ribassista

Di nuovo, avviene il contrario rispetto alla fase di eccesso. Nel mercato entra una scossa di negatività e una raffica di vendite si traduce a volte in livelli di panico. Alcuni investitori esperti inizieranno decideranno di interare nel mercato a questo punto cercare di trarre profitto dalle cattive notizie.

TEORIA DI DOW, PRINCIPIO 3: IL MERCATO SCONTA TUTTE LE NOTIZIE

Il terzo principio della Teoria di Dow è semplice ma intuitivo: il mercato risente, metabolizza e si muove sulla scia delle notizie che lo riguardano.
Ciò significa che i mercati azionari, il mercato del Forex, delle commodities ecc. valutano e scontano tutte le notizie riguardo il mercato non appena vengono rilasciate.
Il mercato è «efficientemente informato» su tutte le novità, che si tratti di notizie sui fondamentali economici, i dati sui tassi di interesse, annunci sui dati societari, o il sentiment generale. Anche le catastrofi naturali hanno un certo peso sui prezzi nel mercato.

Non appena le cose cambiano il mercato si regola in modo estremamente rapido per riflettere la nuova valutazione di mercato.

Il terzo principio della Teoria di Dow principio è una delle discussioni più diffuse all’interno dell’analisi tecnica; l’AT si concentra nel predire i futuri movimenti di prezzo sulla base di pattern sui grafici, price action, livelli di supporto e resistenza e indicatori tecnici – non guarda ad altri fattori come le notizie sui fondamentali. Tuttavia, tutti i trader che basano le proprie strategie sull’analisi tecnica dovrebbero avere una vasta conoscenza dei fondamentali prima di aprire una posizione.

TEORIA DI DOW, PRINCIPIO 4: GLI INDICI DI MERCATO SI CONFERMANO L’UN L’ALTRO

La Teoria di Dow sostiene che gli indici simili devono avere una correlazione in quanto aventi la stessa esposizione alle condizioni economiche attuali. Per esempio, il Dow Jones deve avere una correlazione con il Dow Jones Transportation Index. Se vi è un qualche tipo di divergenza, Dow sostiene che ci sarà un cambiamento di tendenza su uno degli indici, quindi è difficile prevedere dove questo nuovo trend primario avrà inizio o se si svilupperà. Se invece vi è una correlazione, allora si genera una conferma del trend.

TEORIA DI DOW, PRINCIPIO 5: I TREND DEVONO ESSERE CONFERMATI DAI VOLUMI

Se dei volumi più elevati accompagnano il rialzo o il ribasso del trend, questo è un buon indicatore che conferma la forza del trend secondo la Teoria di Dow. Se siamo in presenza di volumi bassi, invece, la tendenza potrebbe essere ancora valida, ma non è rappresentante di una visione d’insieme. La Teoria di Dow presume che il volume accompagni i movimenti di prezzo come un indicatore. Si tratta di un indicatore secondario che conferma il movimento del prezzo, confermando così il trend. Infatti, il volume dovrebbe aumentare quando i prezzi salgono o scendono, indicando che più persone sono esposti sul mercato.

TEORIA DI DOW, PRINCIPIO 6: IL TREND RIMANE CONFERMATO FINO A CHIARA PROVA CONTRARIA

Una chiara inversione del trend deve avvenire prima dell’inizio di un nuovo trend. Il trend di solito termina in condizioni societarie ed economiche abbastanza forti da forzare il cambiamento di tendenza. Ma un trend potrebbe passare attraverso una fase di correzione del trend secondario per poi continuare con il trend primario: l’analisi tecnica può aiutare a stabilire i segnali che indicano la fine del trend.
L’obiettivo dei trader sui trend è non confondere una correzione con l’inizio di un nuovo trend primario. È per questo che si aspettano prove evidenti per essere sicuri che il trend è definitivamente concluso.

TEORIA DI DOW: CONCLUSIONI

La Teoria di Dow costituisce i mattoni dell’Analisi Tecnica (AT); tuttavia, il mondo è cambiato negli ultimi 100 anni. I legami tra tutti gli indici sono meno forti, con gli indici del comparto tecnologia che hanno preso piede nel mercato ed altri indici mondiali che hanno acquisito maggiore importanza. Le numerose analisi sui tanti indici esistenti ad oggi stanno riducendo l’accuratezza della Teoria di Dow. Non c’è dubbio, però, che la Teoria di Dow sia importante per l’analisi tecnica.

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